Ci occupiamo di giovani fin da quando eravamo giovani.
Il primo posto dove abbiamo cominciato a lavorare, non avendo una sede ma avendo alle spalle una lunga esperienza di teatro e coraggio, è stata la strada.
Andando in giro di panchina in panchina, cercando di capire come cambiavano i bisogni e le necessità dei ragazzi e delle ragazze, parlando, stando zitti, fornendo loro idee, stimolandone altre, cercando di dare forma ai pensieri “da panchina” e realizzarli prima che i vigili arrivassero per dare le multe (dovete sapere che è vietato sedersi sullo schienale della panchina).
Poi oltre al lavoro in strada abbiamo cominciato a gestire spazi.
Spazi che quando siamo entrati erano un po’ grigi, a dire il vero, e che avevano un gran bisogno di gavettoni d’estate, di murales alle pareti, di partite di pallone magliette contro torso nudo, di chiacchiere, di litigate.
Spazi che avevano bisogno, in poche parole, di vivere.
Anzi, di rivivere.
È stato così per tutti i centri di aggregazione di cui ci siamo occupati in passato e di cui attualmente ci occupiamo.
Abbiamo sempre creduto che questo lavoro, questa professione, non deve prevedere una presenza costante e indefinita all'interno del contesto in cui interviene, ma, al contrario, deve incentivare l’attivazione di meccanismi la cui efficacia sta precisamente nel fatto che possano funzionare quando gli animatori non saranno più presenti.
E l’animazione culturale è l’armamentario di cui ci serviamo: si tratta di stare in equilibrio tra la scelta di rispettare tempi, modi e presupposti dei ragazzi e delle ragazze, e quella di contrastare, laddove è possibile, modelli culturali legati al mondo degli adulti, al consumo compulsivo di oggetti, emozioni, persone.
Modelli culturali legati all’ansiosa ricerca del successo ad ogni costo e alla logica mercantile del “non fare” se non c’è un ritorno immediato e utile, logica che tende a coinvolgere tutti gli aspetti della vita dei ragazzi e delle ragazze, i quali hanno forse pochi strumenti critici per difendersi da sé, ma hanno anche, se debitamente ascoltati e valorizzati, risorse inesauribili per migliorare la società in cui viviamo.